IL SIGNIFICATO DELL'OFFERTA
“Non sapete che quelli che celebrano il culto, dal culto traggono vitto, e quelli che servono all’altare, dall’altare ricevono la loro parte? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo” (1Cor 9,13-14). Presso le prime comunità cristiane – così come ci riferisce anche S. Paolo – all’offertorio della Messa si presentavano beni in natura per contribuire al culto (pane e vino per la celebrazione stessa) e alle altre necessità della Chiesa, in particolare per il sostentamento dei ministri e dei poveri, che erano a carico della comunità. In questo modo i fedeli esprimevano la loro partecipazione al sacrificio eucaristico e manifestavano la loro gratitudine a Dio. Col passare del tempo e per motivi più pratici, gli antichi doni in natura vennero sostituiti con offerte in denaro, ma la motivazione e la finalità rimasero sempre invariate.
​
L’offerta che il fedele dona al sacerdote, perché venga celebrata la Messa secondo le sue particolari intenzioni, va letta all’interno di questa tradizione e con lo stesso significato teologico. Essa esprime esteriormente l’offerta ancora più importante che è quella personale ed interiore: la preghiera e l’impegno di colui che vuole ottenere un particolare favore da Dio, unendosi al sacrificio di Gesù. L’offerta materiale non deve essere considerata come la giusta retribuzione del sacerdote (una sorta di onorario); né come il costo della Messa, quasi da vantare un diritto esclusivo sulla sua ricchezza di doni; tanto meno va intesa come un mezzo infallibile con cui l’offerente ottiene per forza quello che desidera.
​
Per evitare disordini e abusi la Chiesa vuole che ogni diocesi o regione conciliare stabilisca l’elemosina da offrire per la celebrazione della Messa. Inoltre, la stessa legge della Chiesa raccomanda ai sacerdoti di celebrare la Messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta. Infine i fedeli devono comprendere che, in quanto offerenti del sacrificio eucaristico che hanno chiesto al sacerdote di celebrare, sono chiamati a partecipare ad esso, anche liturgicamente, con particolare fede e devozione, se non nel luogo ove viene celebrata, anche al loro paese. Quanto più grande sarà la loro carità, tanto più essi potranno aiutare le persone per cui hanno chiesto di celebrare la santa Messa.