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La Cappella dove, con ogni probabilità, passò S. Francesco

Siamo nel Milleduecento. Il secolo di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova. Il secolo in cui fiorisce il francescanesimo, rinasce la vita religiosa attorno ai conventi, si ravviva la fede grazie ai predicatori che di villaggio in villaggio annunciano la buona novella e ai passi dei fedeli e dei pellegrini che ritrovano un cuore pulsante in cui vivere la fede.

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Sono passati più di ottocento anni da allora, ma la spiritualità di Francesco e di Antonio, la devozione a questi due grandi santi, l'affetto e il legame da parte della gente, dei fedeli, per i loro ordini religiosi non sono mai venuti meno; l'affetto è lo stesso di chi, quasi mille anni fa, aveva voluto e benedetto, nel territorio leoniceno, la presenza dei frati.

Anche a Lonigo, intorno al Mille, i Benedettini si erano stanziati con un'abbazia, dedicata ai Santi Fermo e Rustico: un centro spirituale costellato da piccole cappelle, una delle quali doveva essere intitolata a San Daniele, forse il profeta che lottò con i leoni, più probabilmente il Santo martire e diacono padovano le cui spoglie nel 1064 vennero scoperte nella basilica di Santa Giustina, a Padova.

In questa cappella, secondo la tradizione sostò San Francesco d'Assisi, era l'anno 1220. Di ritorno dall'Oriente, dopo essere stato a Venezia, visitò i luoghi dove si erano insediati i suoi frati in Veneto: sulla via che da Vicenza portava a Cologna veneta, Francesco dovette passare anche per Lonigo. Probabilmente fu dopo questa visita imprevista che, accanto alla chiesa di San Daniele, si costruì un piccolo eremo (intorno al 1230) dove si insediarono i fraticelli francescani. Ma è solo dal 1243, e poi nel 1253, che i documenti ci attestano di un lascito testamentari o, di ta I e La facciata e l'ingresso del convento Bonvesino (Bonesinus) per l'acquisto di un terreno, destinato alla costruzione della chiesa e convento per i frati francescani, e una donazione di cento soldi, da parte del terziario francescano Zilio Teco di Offrenduccio, ai medesimi frati, presumibilmente per lo stesso scopo.

Nel XIV secolo il complesso di San Daniele di Lonigo, costituito da chiesa e romitorio, fu abbandonato e passò agli Umiliati, per cui solo a partire dal 1401, e poi nel 1403, Papa Bonifacio IX (1389-1404) concesse indulgenze a quanti avevano contribuito alla ricostruzione e all'ampliamento della cappella esistente e, nella primavera del 1447, Nicolò V (1447-1455) autorizzò, con un breve, la costruzione di un convento per i frati.

Alla luce, dunque, di questa documentazione possiamo attestare che il convento francescano di San Daniele, nella forma che oggi conosciamo, nacque alla metà del XV secolo e da subito diventò un centro propulsore di spiritualità, "di apostolato e di studio". Ad animarlo, c'era una comunità di dodici frati.

La chiesa venne consacrata il 22 ottobre 1480 dal vescovo Pietro De Bruti, titolare della diocesi di Cattaro (Dalmazia) e Vicario (Vicarius ad Pontincalia) del vescovo di Vicenza, il cardinale Battista Zeno.

I frati di Lonigo erano gli "Osservanti", il cui scopo era vivere la regola francescana originaria, senza dispensa alcuna, riportando in grande considerazione una povertà rigorosa, fatta di Provvidenza di Dio e di mendicità, come aveva insegnato e vissuto il Santo padre Francesco.

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A San Daniele furono ospiti, o vissero per un periodo, più o meno lungo, tra gli altri, il beato Bernardino da Feltre (1439-1494), ideatore dei Monti di Pietà; San Giovanni da Capestrano (1386-1456), celebre predicatore e grande evangelizzatore del XV secolo; il venerabile Antonio Pagani (1526-1589), che fu padre conciliare al Concilio di Trento (1545-1563) e fondatore dei Confratelli della Santa Croce e delle Suore Dimesse.

A partire dal 1474 in San Daniele furono celebrati parecchi Capitoli provinciali della Provincia Veneta dei Frati Minori Osservanti e la comunità non superò mai i quindici membri. Nel XVIII secolo (1795) quello di San Daniele venne dichiarato convento di "sacro ritiro'', chiamato a una vita ancora più austera di quella dei secoli precedenti; ma, forse proprio per questo, fu incluso nell'elenco dei conventi da sopprimere, in seguito al decreto napoleonico del 1810, con il quale l'imperatore francese sopprimeva tutte le case dei religiosi, e ciò, nonostante le richieste della popolazione e delle autorità civili e religiose perché il convento fosse preservato. Dispersi i frati, la chiesa e il convento furono messi all'asta o dati in affitto, passando di mano in mano e giacendo nel più completo abbandono, finché, nel 1833, lo acquistò dal demanio il sacerdote don Giacomo Chiarelli. Il crocifisso miracoloso, che da secoli si venerava nel convento S. Daniele fu trasferito nella parrocchiale di Lonigo, l'altare maggiore nella chiesa di Almisano e altre opere d'arte presso altri proprietari. Dopo ottant’anni di abbandono, nel 1891 (il 5 marzo fu stipulato l'atto di compravendita dalle sorelle Biasin) i frati poterono tornare sul colle di San Daniele, grazie all'interessamento di don Domenico Toffanin e di padre Serafino da Bollentina, Ministro provinciale della Provincia Veneta di Sant'Antonio. Si procedette al restauro della chiesa e alla ricostruzione del convento, andato praticamente distrutto durante il periodo della soppressione: restaurato, esso divenne dapprima sede di noviziato, il cui primo maestro fu padre Adriano Osmolowski (1838- 1924), venerabile sulla via della canonizzazione, e poi di studentato filosofico-teologico. Riportati i frati in San Daniele, ritornò anche l'attività di predicazione nelle parrocchie del territorio, che, nei secoli precedenti, tanto bene aveva fatto per l'evangelizzazione delle popolazioni della zona. Dopo un'ulteriore ristrutturazione, negli anni 1960-'62, attualmente il San Daniele è destinato ad attività di carità e animazione religiosa, spirituale e culturale a favore di ragazzi, famiglie e fedeli della zona di Lonigo, ed è assiduamente frequentato.

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